giovedì 16 giugno 2011

66. Indeterminazione

« Quando (Pauli) mi lasciò mi raccomandò come suo successore il suo amico Heisenberg, che pure veniva dalla scuola di Sommerfeld a Monaco e non era meno di lui “enfant prodige”. … Quando arrivò a Gottinga (deve essere stato nell’ottobre del 1923) aveva l’aspetto semplice di un ragazzo di campagna, con i capelli biondi tagliati corti, gli occhi chiari e brillanti e un’espressione attraente. I suoi doveri di assistente li prese più seriamente di Pauli e mi fu di grande aiuto.
« Max Born e’ stato un fisico teorico di primo piano, nato nel 1882 a Breslavia, da famiglia ebraica, divenne professore all’Università’ di Gottinga ove contribuì a creare uno dei maggiori centri di fisica teorica del mondo. Nel 1933 dovette abbandonare la Germania in seguito all’avvento del nazismo; emigrò in Inghilterra, ove fu nominato professore di fisica teorica all’Università’ di Edimburgo e  ove rimase fino alla fine dell’anno accademico 1952-53, quando andò a riposo. L’anno dopo, nel 1954, Born ricevette il Premio Nobel per la fisicaper le sue fondamentali ricerche sulla meccanica quantistica, in particolare per la sua interpretazione statistica della funzione d’onda
Il libro pubblicato come: Autobiografia di un fisico, fu scritto da Max Born per i suoi figli e nipoti, ma, fortunatamente, il figlio Gustav ha provveduto, con un poscritto, a completare la biografia lasciata incompiuta dal padre, e a curarne la stampa. »
                                                                 dall’introduzione al libro di Edoardo Amaldi
  Nel capitolo XIX. La meccanica quantistica, Born ricorda:
… Alla fine del primo semestre passato a Gottinga, Heisenberg, tornò a Monaco per sostenere gli esami orali, spesso definiti “colloquio” a causa del loro carattere informale e cortese. In realtà non era successo quasi mai che una persona la cui tesi fosse stata considerata soddisfacente venisse respinta a causa dell’esame orale. Perciò Heisenberg partì a cuor leggero, promettendo di far ritorno dopo le vacanze di Pasqua per riprendere il suo lavoro di assistente.
Rimasi perciò non poco stupito quando un giorno me lo vidi apparire davanti con una espressione imbarazzata sul volto. “Non so se vuole tenermi ancora con sé ”, mi disse, e poi mi spiegò che per poco non era stato bocciato. Questa catastrofe era dovuta al fatto che in quel periodo non era molto interessato al lavoro sperimentale, ed aveva seguito i corsi di laboratorio in modo talmente negligente che il professore, il grande Willy Wien, se n’era accorto. Perciò al colloquio Wien gli aveva rivolto alcune domande dettagliate sulle tecniche sperimentali, domande alle quali Heisenberg non aveva saputo rispondere, …
E adesso era qui davanti a me, che metteva il suo destino nelle mie mani. Io gli dissi: “Vediamo quali sono queste terribili domande”. Effettivamente erano piuttosto complicate. Perciò non vidi alcuna ragione per mandarlo via – in realtà ero del tutto fiducioso nelle eccezionali capacità di Heisenberg.
L’aspetto veramente ironico di questo piccolo episodio venne alla luce appena pochi anni dopo, quando Heisenberg scoprì il suo famoso principio di indeterminazione: infatti una delle domande di Wien riguardava il potere risolutivo degli strumenti ottici, dovuto alla lunghezza d’onda finita. Ora si sa benissimo che la formula  Dp Dq ~ h  che esprime la relazione d’indeterminazione tra la coordinata q e l’impulso p non e’ altro che la traduzione nel “linguaggio particellare” della formula ottica  Da ~ l  che collega la risoluzione geometrica  Da  alla lunghezza d’onda l   (usando la relazione di  de Broglie 
l ~ h/p  ).  Heisenberg era stato abbastanza coscienzioso da andarsi a rivedere tutte le domande alle quali non aveva risposto, e tra queste quella sul potere risolutivo l’aveva colpito come una cosa fondamentale.  Perciò quando i tempi furono maturi se n’era ricordato ed il risultato fu quel principio che ha reso il suo nome famoso non solo nella fisica, ma anche nella filosofia. »

     Max Born,  Autobiografia di un fisico,  Editori Riuniti, 1980

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