venerdì 26 aprile 2013

120. Max Born

Nancy Greenspan inizia l’introduzione al suo libro:

La fine di ogni certezza, La vita e la scienza di Max Born” Codice Edizioni,

con le seguenti parole:

Otto anni fa incontrai Irene Born Newton-John: eravamo entrambe ospiti di sua figlia Olivia, in California. Nel corso di un lungo fine settimana mi parlò di suo padre: la scoperta della meccanica quantistica, l'esilio della famiglia dalla Germania nazista e le personalità dei suoi numerosi studenti diventati poi famosi. Erano passati 70 anni, ma lei vedeva ancora gli occhi mefistofelici di Edward Teller, e non aveva dimenticato i concerti di Bach per due pianoforti eseguiti da suo padre, Max Born, insieme al suo giovane assistente, Werner Heisenberg. Si ricordava delle visite di Albert Einstein, quando era ancora una ragazzina, e di come fossero occasioni speciali. La storia era affascinante, così come la donna che la raccontava;  Irene, però, si rammaricava di una cosa: nonostante suo padre avesse contribuito in maniera fondamentale alla rivoluzione quantistica - la scoperta scientifica più importante del XX secolo - nessuno ne aveva mai scritta una biografia.


Irene era la figlia di Max Born (1882-1970) e Olivia la nipote, nota soprattutto per la sua interpretazione del film musicale Grease con John Travolta.

In un precedente post (66. Indeterminazione) si è parlato di Max Born e della sua autobiografia scritta per figli e nipoti. Il passo riportato racconta del suo incontro con Heisenberg, e come in tutti i suoi scritti si coglie subito la grandezza umana di un grande scienziato.

Nato a Breslavia (allora Germania) nel 1882 è stato premio Nobel per la fisica nel 1954 con la motivazione: “Interpretazione statistica della funzione d'onda”.

Born ebbe occasione di collaborare con molti degli attori della fisica moderna come Max Planck, David Hilbert, Felix Klein e Hermann Minkowski.  


Max Born fu il tra i firmatari del Manifesto di Russell-Einstein presentato il 9 luglio 1955 (nel pieno della Guerra fredda) a Londra in occasione di una campagna per il disarmo nucleare e che aveva avuto come promotori BertrandRussell ed Albert Einstein (morto nell'aprile dello stesso anno). Nel documento - controfirmato da altri 11 scienziati e intellettuali di primo piano - Einstein e Russell invitavano gli scienziati di tutto il mondo a riunirsi per discutere sui rischi per l'umanità prodotti dall'esistenza delle armi nucleari.
 

Il celebre carteggio con Albert Einstein, raccolto da lui stesso nel libro:
Einstein – Born, Scienza e vita – Lettere 1916-1955” riflette l’amicizia di una vita e le loro opinioni personali sui progressi del proprio lavoro e di quello dei loro colleghi.

Ognuna delle più di cento lettere meriterebbe di essere presa in considerazione, ma, secondo il parere dello stesso Born, quella più densa di significato è probabilmente la numero 49:

    Gottinga 15.7.25

Caro Einstein,

          la tua lettera ci ha fatto molto piacere. Mia moglie è partita ieri l’altro coi bambini per Silvaplana, nell’Engadina, e forse ti scriverà da lì.
Nel frattempo ti racconterò qualche cosa di noi.
         Per quanto riguarda la fisica, le tue impressioni amichevoli sulla mia attività sono dettate dalla tua bontà d’animo; so benissimo che ciò che faccio io è roba di ordinaria amministrazione in confronto alle tue idee o a quelle di Bohr. La mia cassetta delle idee è sgangherata e non contiene gran che; ciò che vi e’ dentro va sbatacchiando di qua e di là, non ha una forma definitiva e si complica sempre di più. Il tuo cervello sembra senz’altro più lucido: i suoi prodotti sono chiari e semplici e colgono nel segno. Con qualche anno di ritardo, magari, arriviamo a comprenderli, com’è accaduto per la tua teoria della degenerazione dei gas e per la statistica di Bose. Ho letto quindi lo studio di Louis de Broglie e a poco a poco ho scoperto anche il tuo gioco: ora penso che la “teoria ondulatoria della materia” possa diventare qualcosa di molto importante….
Del resto i miei giovani – Heisenberg, Jordan, Hund – sono tutti brillanti, e spesso devo fare uno sforzo già per tener dietro alle loro riflessioni. Padroneggiano in modo incredibile la cosiddetta “zoologia dei livelli”. L’ultimo saggio di Heisenberg, che vedrà presto la luce, mi sembra molto misticheggiante, ma è certamente giusto e profondo; ….

         Cordiali saluti a tua moglie e alle figlie

Tuo Born


La parte più importante della lettera è quella che riguarda l’ultimo lavoro di Heisenberg. Si tratta senza dubbio della memoria in cui egli formula i principi fondamentali della meccanica quantistica.

In una successiva lettera Einstein commenta così la precedente:

4.12.26
Caro Born

         La meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. E’ una teoria che ci dice molte cose, ma non ci fa penetrare più a fondo il segreto del gran Vecchio. In ogni caso, sono convinto che questi non gioca a dadi col mondo….
         Mi do da fare a dedurre dalle equazioni della relatività generale le equazioni del moto dei punti materiali, concepiti come singolarità.
I migliori saluti dal vostro
A. Einstein

 
La bibliografia scientifica di Max Born è diversificata e sempre di ottimo livello;
in particolare:           Fisica atomica,             Boringhieri, Torino
e con Emil Wolf:      Principles of Optics,   Pergamon, New York

Dalle circa 10000 lettere della sua corrispondenza scientifica conservate negli archivi pubblici si possono rivelare gli aspetti privati della personalità di Born, nelle relazioni così come nei pensieri, e nonostante il suo ruolo nello sviluppo della meccanica quantistica sia sicuramente indiscusso, gli capitò spesso di essere trascurato, come riportato nell’episodio seguente tratto dal libro di Greenspan citato in precedenza.

Una domenica sera del Dicembre 1953, Max Born stava riposando nel salotto al primo piano di casa sua ascoltando la radio. Erano le nove e un quarto, e la voce tranquilla che aveva appena iniziato a parlare era quella di J. Robert Oppenheimer, che 27 anni prima era stato studente di dottorato di Born in Germania. Oppenheimer era a Londra per tenere sei conferenze sulla fisica quantistica nell'ambito delle prestigiose Reith Lectures organizzate dalla BBC.

Born aveva già ascoltato con piacere le prime tre e stava pregustando la quarta, intitolata "Atomo e vuoto nel terzo millennio": l'argomento della serata riguardava in modo particolare il suo settore di ricerca. L'oratore cominciò parlando dell'eccitazione che avevano provocato le scoperte quantistiche degli anni Venti e dei fisici illustri che a queste ultime erano legati, ma senza citare Born. Oppenheimer diede una spiegazione lucida di quella scoperta, ma non menzionò il suo vecchio insegnante neanche una volta. L'omissione di Oppenheimer non poteva essere frutto d'ignoranza, perché in realtà erano state proprio quelle ricerche a spingerlo ad andare in Germania per lavorare con Born.

Oppenheimer raccontò ai suoi ascoltatori che quando i ricercatori tentavano di determinare la posizione di una particella non la trovavano mai dove si sarebbero aspettati di trovarla, né la osservavano espandersi. Spiegò che «l'espandersi delle onde nello spazio, quindi, non significava che l'elettrone stesso si espandesse; significava che la probabilità o la possibilità di trovare l'elettrone, cercandolo, si espandeva con l'espandersi delle onde». Questo concetto basilare, che Oppenheimer spiegò in maniera così semplice, aveva cambiato la natura della scienza, originando la transizione dal mondo deterministico della meccanica newtoniana al moderno mondo statistico della teoria dei quanti. Era stato Born a scoprire quel principio e a dare il via al mutamento.

La carriera di Born, dopo 45 anni nei quali aveva formato i fisici teorici del futuro, era giunta alla fine. Un paio di settimane prima, all'Università di Edimburgo, il suo dipartimento gli aveva donato una raccolta di articoli scritti dai suoi colleghi e dai suoi studenti - Albert Einstein, Erwin Schrödinger, Theodore von Kármán, Alfred Landé, Louis de Broglie, David Bohm - come riconoscimento di un'eredità scientifica che comprendeva contributi importantissimi alla teoria dei quanti, alla fisica dello stato solido, all'ottica, alla relatività ristretta e alla teoria dei campi. Per Born era giunto il momento di fare un bilancio della propria vita, e la coincidenza con questa dimenticanza di Oppenheimer rendeva la cosa ancora più evidente.

Born rifletté sulla conferenza per qualche giorno e poi scrisse a Oppenheimer. Era l'11 dicembre del 1953, e Born compiva 71 anni. Ventun'anni e un giorno prima, i suoi amici Paul Dirac e Erwin Schrödinger, insieme a Werner Heisenberg, che un tempo era stato suo assistente, avevano ricevuto il premio Nobel per i loro contributi alla teoria dei quanti. Born, che aveva stimolato la ricerca della soluzione del mistero quantistico, giocando un ruolo fondamentale nella nuova, rivoluzionaria teoria, ne era rimasto escluso.

La lettera di Born cominciava nel tradizionale stile europeo, con una serie di osservazioni benevole, per poi venire al punto.

Ho apprezzato molto la sua enfasi sull'importanza dell'interpretazione statistica della meccanica quantistica che io ho inaugurato 27 anni fa, ma non posso nascondere il mio disappunto per il fatto che non abbia menzionato il mio ruolo sull'argomento, mentre ha citato altri, come Bohr, Heisenberg ecc. Ormai sono molto vecchio e non ho più ambizioni, né brama di onori. Sono stato zitto per 27 anni, ma ora credo di avere almeno il diritto di chiedere: perché la mia partecipazione, o forse dovrei dire il mio ruolo guida, nell'evoluzione dalla concezione meccanicistica a quella moderna è trascurato quasi ovunque? Tutto è cominciato nel 1934 [sic], quando solo Heisenberg ha avuto il premio Nobel per il lavoro svolto in collaborazione con me e, in parte, con Jordan. All'epoca [1925], non sapeva cosa fossero le matrici, ma poco tempo dopo venne coniata l'espressione "matrici di Heisenberg". Posso capirlo: chi può discriminare il contributo di tre collaboratori, se non essi stessi? Ma con l'interpretazione statistica della funzione d'onda la faccenda è diversa. Mi scontrai con l'opposizione violenta di Heisenberg, che in una lettera definì le mie idee «un tradimento nei confronti dello spirito della meccanica delle matrici». Quando emigrai, per i tragici fatti del nazismo, la lettera andò persa, ma Heisenberg ha riconosciuto apertamente la veridicità dei miei ricordi.

Una settimana dopo Oppenheimer rispose che aveva voluto mantenere i nomi al minimo per ridurre la confusione. Nel tentativo di riparare alla gaffe, aggiunse: «Sono uno degli ultimi a poter dimenticare il suo ruolo nella vicenda, poiché io sono stato tra coloro che hanno appreso ciò che lei ha scoperto più o meno nel momento stesso in cui ciò accadeva».

Lo stesso giorno in cui scrisse la lettera, Born e sua moglie lasciarono la casa in cui avevano abitato per 17 anni e si trasferirono in albergo, prima di lasciare per sempre Edimburgo. Fino a quel giorno era stato un lungo viaggio attraverso piccole dispute scientifiche e guerre mondiali, meccanica dei quanti ed esplosioni atomiche. Adesso stavano per tornare in Germania, dove tutto era cominciato.


Questo post partecipa alla edizione n.42 del Carnevale della Fisica, ospitato questo mese dal blog "Scienza e Musica" di Leonardo Petrillo e avente per tema:

Personaggi e scoperte della Fisica moderna, da Planck e Einstein all'LHC